Expo, niente tasse per i paesi partecipanti Expo, niente tasse per i paesi partecipanti
La circolare dell’Agenzia, frutto dell’accordo tra governo e BIE, prevede forti agevolazioni anche per Expo Spa e Arexpo, proprietaria dei terreni. Expo, niente tasse per i paesi partecipanti

di Lorenzo Bagnoli e Lorenzo Bodrero

Niente tasse per i paesi partecipanti all’Expo. Lo comunica una circolare dell’Agenzia delle Entrate che ieri ha reso note le regole d’ingaggio in quanto a imposizioni fiscali per tutto ciò che gravita intorno all’esposizione universale. L’annuncio arriva il giorno stesso i cui l’Agenzia dichiara guerra ai grandi evasori.

Il “lasciapassare” fiscale comprende tutte le imposte dirette (Ires, Irpef, Irap) e indirette dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Via anche l’Iva, ma solo per i partecipanti ufficiali che importano o esportano beni e servizi per un valore superiore ai 300 euro. Cifra più simbolica che altro quest’ultima, considerati gli investimenti dei paesi che disporranno di un proprio padiglione o di un cluster all’interno della fiera. I paesi che costruiranno da sé il proprio padiglione, i cosiddetti “self-built”, saranno inoltre esenti dal pagamento di Imu e Tasi. Al momento questi sono 54, per un totale parziale di investimenti che ammonta a circa 315 milioni di euro.

L’accordo tra Agenzia delle Entrate e Expo Spa va interpretato nell’ottica di agevolare e rendere più vantaggiosa la partecipazione all’esposizione universale del singolo paese ed è probabilmente rivolto ad incentivare quelli ancora incerti, 32, in un momento in cui soltanto 109 sono i paesi firmatari del contratto di partecipazione. Gli unici obblighi che permangono sono invece quelli sull’Iva e quelli ai fini delle imposte sul reddito, “a condizione che il reddito sia prodotto mediante un’organizzazione localizzata nel territorio dello Stato italiano”, si legge nella circolare.

Le stesse agevolazioni valgono anche per l’organizzatore dell’evento. L’accordo stipulato dal governo italiano e dal Bureau International des Expositions prevede infatti che Expo Spa benefici sia del reverse change sull’Iva (meccanismo contabile attraverso cui si elimina la detrazione dell’Iva sugli acquisti) sia del regime di non imponibilità. Per Expo rimane tuttavia l’obbligo di indicare nella dichiarazione dei redditi i risultati derivanti dalla sua attività commerciale legata alla realizzazione e gestione del Padiglione Italia.

Azzerate, o quasi, anche Ires e Irap sui terreni entro i quali sorgerà l’esposizione. Nel calcolo sulle imposte alla società Arexpo, proprietaria dell’intera area, non rientreranno i contributi pubblici ricevuti e la realizzazione delle infrastrutture.

Positiva la reazione della Camera di Commercio milanese: “Ogni passaggio che va nella direzione di una maggiore chiarezza delle norme fiscali è certamente positivo – dichiara a Wired il presidente Carlo Sangalli -. A maggior ragione le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate sulle agevolazioni fiscali che spettano ai partecipanti a Expo 2015 sono di grande importanza, in particolare quelle che riguardano i Paesi esteri”.

Le buone relazioni con i paesi partecipanti potrebbero essere tra le eredità positive di Expo. “Il successo dell’esposizione universale si dovrà misurare anche in ragione della legacy che resterà dopo il 2015. E in questo contesto anche la certezza normativa rappresenta un fattore decisivo per consolidare i rapporti internazionali che saranno impostati durante il semestre di Expo”, conclude Sangalli.

Questo articolo è stato pubblicato su Wired.