Expo 2015, un generale e un esercito di telecamere per la sicurezza Expo 2015, un generale e un esercito di telecamere per la sicurezza
Veterano di Libano, Somalia e Bosnia, oggi l’ex-generale di brigata Giancarlo Coscia è il responsabile della sicurezza sul sito dell’Esposizione Universale. Expo 2015, un generale e un esercito di telecamere per la sicurezza

di Lorenzo Bagnoli e Lorenzo Bodrero

Non poteva mancare un generale all’Expo di Milano. Si chiamaGiancarlo Coscia, ex generale di brigata dell’esercito italiano con trascorsi in Libano, Somalia e nella ex Jugoslavia. Oggi è il security manager di Allsystem, la società che guida il raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicato l’appalto da 24.000.000 euro per la sorveglianza armata e dei servizi di controllo accessi dell’esposizione universale.

Filtro agli ingressi

Un tema, quello degli accessi, diventato rovente dopo l’agguato avvenuto lo scorso 9 aprile nel tribunale di Milano dove Claudio Giardiello entrò indisturbato con una pistola e fece tre vittime.

Anche lì, come all’Expo, è la Allsystem a gestire i controlli degli accessi. “Una commissione interna al tribunale, in accordo con il comune di Milano proprietario dell’edificio, decisero di rimuovere la guardia giurata e il controllo radiogeno da quell’ingresso nel luglio dello scorso anno [2014, ndr]”, afferma a Wired il generale Coscia.

“Noi non abbiamo potuto che prendere atto della decisione che ci è stata comunicata, evidenziando che a nostro parere si creava un problema di sicurezza”. Non una questione di personale addetto al controllo dunque, bensì della tipologia di ingresso nel palazzo di giustizia: da quell’entrata il metal-detector era stato rimosso.

Oggi all’Expo un visitatore impiega circa 40 secondi per superare i controlli e mettere piede nel sito espositivo, a differenza dei 10 secondi previsti lo scorso aprile dal commissario unico Giuseppe Sala. Al netto della coda, naturalmente. La tecnologia a disposizione è quella tipica aeroportuale dove il metal-detector passa al setaccio il visitatore, vengono rimossi eventuali orologi, a cui segue un’ispezione manuale ai vestiti e bagagli. La maglia è però più larga rispetto alla normativa di sicurezza vigente negli aeroporti italiani. “E’ vero che i liquidi all’Expo possono passare, ma per il resto le regole e i controlli sono in linea con quelli aeroportuali”, spiega Coscia. “Sono le disposizioni della Questura, e noi non facciamo altro che seguirle alla lettera”.

Ma non sono solo gli accessi ad essere pattugliati dall’esercito di Coscia. Sono circa 500 le guardie giurate impiegate giornalmente su tutta l’area, con pistola nella fondina e alle spalle un addestramento specifico per l’Expo. “Antiterrorismo, psicologia della folla, controllo radiogeno…il 40% delle guardie giurate all’Expo è personale nostro, il resto appartiene alle altre società in ATI e dirottato su compiti più semplici”, spiega il generale. Altri350 operatori fiduciari agevolano gli ingressi e veicolano i visitatori.

In quanto a capienza, le disposizioni sono chiare. “Il sito potrebbe, in linea teorica, ospitare anche 400.000 visitatori ma in fatto di sicurezza siamo in grado di monitorare non più di 250.000 persone contemporaneamente”, spiega Coscia. Nasce da qui, dunque, il dato fornito da Expo Spa sul picco massimo di ingressi giornalieri, e non da una previsione sull’afflusso dei visitatori.

E cosa succede se, per esempio, viene segnalata una borsa abbandonata all’interno del sito espositivo? “La procedura prevede dapprima la segnalazione alle forze dell’ordine, poi la messa in sicurezza dell’area interessata, e in base alla stima della pericolosità viene fatto intervenire il nucleo pertinente”, conclude Coscia.

La sala dei bottoni

Ma il vero cervello della sicurezza dell’expo è il Centro di Comando e Controllo sito in via Drago, a circa due chilometri dal sito espositivo. La progettazione, la creazione e la gestione è in mano a Selex ES, colosso nel settore dell’elettronica per la sicurezza e la difesa di proprietà di Finmeccanica, che si è aggiudicata l’appalto da 28.315.000 euro per il ‘Safe city & main operator center partner’.

Nel centro di via Drago, dieci persone di Selex e cinque di Allsystem monitorano giorno e notte ogni centimetro del sito espositivo, in una sorta di Grande Fratello della fiera. Videosorveglianza, sistemi per annunci di emergenza, sensori di fumo, tecnologie per la comunicazione con il personale addetto alla sicurezza: il sistema nervoso dell’esposizione universale è fatto di fibre, cavi elettrici e lenti che raccolgono dati e informazioni e vengono trasmesse sui monitor del centro di comando.

Un altro mini esercito di 700 telecamere focali, termiche e ad infrarossi. “Le telecamere sono principalmente installate lungo il perimetro e la piastra, i cardi e i cluster, oltre che nei padiglioni che si sono affidati a Selex ES per le infrastrutture di sorveglianza (Palazzo Italia, i padiglioni di Oman, Qatar, UAE, Brasile, FederAlimentare, FCANewHolland, ndr)”, dice a Wired Giorgio Mosca, responsabile della Security & information system per Selex. Ci sono poi altri venti centri di comando locali per quei padiglioni e quindici per le aree di servizio.

Ma chi ha l’ultima parola all’interno del centro di via Drago? In caso di emergenza, il personale addetto alla sicurezza viene coordinato dal responsabile di via Drago, ovvero dai rappresentati delle forze dell’ordine e delle agenzie governative presenti all’interno del centro stesso.

Questo articolo è stato pubblicato su Wired.

No comments so far.

Be first to leave comment below.

Your email address will not be published. Required fields are marked *