Calcio, ecco come funziona la spartizione dei ricavi da diritti tv
DataJournalism 06/09/2017 Lorenzo Bodrero 0
E’ ormai un tema caldo del mondo del pallone da molti anni. Soprattutto in Serie A. La distribuzione dei ricavi dalla vendita dei diritti televisivi del campionato italiano è infatti tra quelli con le maggiori disparità nei principali campionati europei. Mediamente, il club che si aggiudica la fetta più grande dispone di 9 punti percentuali in più rispetto a quello che ne prende meno. Nell’ultima stagione, per esempio, la Juventus ha portato a casa l’11% contro il 2,5% dell’Empoli. In quanto a divario, fa peggio solo la Liga spagnola. Quella più equa risulta essere invece la Premier League, dove la prima in classifica si porta a casa il 6% circa contro il 4% dell’ultima classificata.
Ricordiamo che in Serie A la spartizione dei diritti televisivi avviene secondo i seguenti criteri:
– 40% in parti uguali
– 25% in base ai sostenitori
– 5% secondo la popolazione residente nel comune
– 5% in base ai risultati della stagione precedente
– 15% in base ai risultati del quinquennio precedente
– 10% in base ai risultati delle stagioni a partire dal 1946/1947
Decisamente più semplici sono i criteri di ripartizione nella Premier League. In Inghilterra il bacino di utenza e i risultati storici non sono affatto tenuti in considerazione.
– 50% in parti uguali
– 25% rispetto al numero di volte in cui una partita viene effettivamente trasmessa
– 25% in base alla posizione nella classifica finale del campionato precedente
Importanti modifiche sono state messe in atto in Spagna già dalla stagione 2016-2017, con l’obiettivo di ridurre il gap fra le prime della classe (Real Madrid e Barcellona) e il resto dei club partecipanti alla Liga.
Anzitutto, il montepremi complessivo è ripartito per il 90% alla Liga e per il 10% alla Liga Adelante (la Serie B spagnola). I criteri sono gli stessi in entrambe le categorie e nella massima serie sono applicati come segue:
– 50% in parti uguali
– 25% in base ai risultati sportivi dell’ultimo quinquennio
– 8% in base al numero di tifosi e di abbonamenti venduti nelle ultime 5 stagioni
– 17% in base al contributo del club nella vendita dei diritti tv (un criterio paragonabile al nostro bacino di utenza)
Vengono poi applicati dei limiti, secondo i quali a) per gli ultimi due criteri, nessuna squadra può ricevere una quota superiore al 20% del totale disponibile, b) il rapporto tra prima e ultima dovrà essere inferiore a 4,5. Le modifiche attuate hanno sì ridotto il divario tra prime e ultime ma non quanto auspicato dalla maggior parte dei club spagnoli.
Ben più significative sembrano essere le novità introdotte da quest’anno (2017-2018) in Bundesliga. In Germania, i diritti televisivi erano già suddivisi in “nazionali” e “internazionali” (coppe europee).
A partire da quest’anno, per le quote nazionali:
– il 70% del montepremi è suddiviso tra Bundesliga 1 e Bundesliga 2 tenendo conto della classifica dei due campionati negli ultimi 5 anni
– il 23% tiene conto della classifica ponderata degli ultimi 5 anni dei 36 club partecipanti ai due campionati
– il 5% in base alla posizione in classifica di ciascun club raggiunta negli ultimi 20 anni
– il 2% in base all’utilizzo di giovani sotto i 23 anni cresciuti nei club
Per quanto riguarda, invece, le quote internazionali è previsto un contributo fisso di 5 milioni di euro da ripartire tra le squadre di Bundesliga 2. Mentre per la massima serie:
– 25% in parti uguali fra tutte le 18 squadre
– 50% alle squadre che hanno partecipato alle competizioni europee negli ultimi 5 anni
– 25% in base al numero di partite effettivamente giocate nelle competizioni europee
Questo articolo è stato pubblicato su Il Sole 24 Ore il 7 settembre 2017.
No comments so far.
Be first to leave comment below.