di Lorenzo Bagnoli e Lorenzo Bodrero
Il mercato degli esseri umani nel Mediterraneo, dati Europol, vale sei miliardi di euro. Un quinto del mercato globale, stimato in 30 miliardi: un fatturato che rappresenta la terza industria illegale del mondo, dopo armi e droga. Gestire i salvataggi e l’accoglienza dei migranti nel 2017, dice il Ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, costerà all’Italia 4,2 miliardi di euro. Il business del traffico di migranti sta diventando un’attività sempre più redditizia per i criminali e sempre più difficile da gestire per le casse italiane ed europee. Ma il mercato è molto fluido: i prezzi, così come le rotte, cambiano velocemente. E non ci sono dati sistematici in grado di fotografare la situazione attuale, ma solo stime.
All’inizio del 2017, Tuesday Reitano, segretario della Global Initiative against Transnational Organized Crime (GITOC), network dei principali esperti di criminalità organizzata transnazionale, registrava un’enorme flessione nei prezzi per raggiungere l’Italia dalla Libia. Un posto su un barcone costa 250 dollari e per chi porta quattro compagni di viaggio paganti, il posto è gratis. Come per un’agenzia di viaggi. Nel 2012-13, quando c’erano i siriani ad «alzare la domanda», il prezzo era dieci volte superiore. Le città della Libia nord occidentale, da dove parte la quasi totalità delle imbarcazioni dirette verso l’Italia, sono in mano a milizie che si arricchiscono anche con il traffico dei migranti. Non esistono vere cupole, non c’è un’unica mafia. A Sabratha (100 chilometri a ovest di Tripoli) ad esempio c’è una famiglia che comanda: i Dabbashi. Tra loro ci sono miliziani filo-Isis, ex ministri, ambasciatori, sindaci e trafficanti di uomini. Le loro relazioni toccano sia il governo di Tripoli, sia i suoi oppositori: il loro potere è forte e radicato. È frequente il caso di ex miliziani che così arrivano a ricoprire ruoli politici «ufficiali», con il beneplacito del governo.
Più a sud, invece, non esiste alcuna autorità. I migranti così finiscono nelle reti delle tribù beduine che li rivendono ad altri gruppi di miliziani. I soldi intascati vengono poi reinvestiti per l’acquisto di armi. Nella zona di confine con Niger e Ciad ci sono i Tebu, i Souleyman, i Tuareg. Il Ministro dell’Interno Marco Minniti ad aprile ha invitato i loro portavoce in Italia perché firmassero un accordo di pace. Nonostante il negoziato sia andato a buon fine, secondo centri di ricerche come l’International Crisis Group non è passato giorno senza che non ci fossero conflitti nella Libia meridionale.
Una volta finiti nelle mani dei miliziani, per i migranti non vi sono più certezze sul buon esito della loro traversata. Il riscatto di un migrante può costare anche diverse migliaia di dollari: fino a 10 mila dollari, stima l’OIM, l’agenzia Onu delle migrazioni. Spesso soldi che paga la famiglia, per chi può. Chi non li ha, è costretto a lavorare in condizioni di semi schiavitù per i propri carcerieri. A volte, invece, i migranti vengono semplicemente abbandonati in centri di detenzione senza legge e senza autorità. Il caos è tale che qualcuno vuole addirittura tornare ad Agadez e abbandonare il viaggio verso l’Europa: il biglietto di ritorno dalla Libia al Niger costa 180 dollari.
Il viaggio nel deserto è diventato per questo pericoloso almeno quanto quello in mare. Ed è anche il più costoso: la rotta più economica è quella da Khartoum (Sudan) a Kufra (Libia sud occidentale) per cui ogni migrante, secondo il GITOC, spende mille euro. Da Agadez, in Niger, a Sebha, nel Fezzan libico, il prezzo arriva anche al doppio. Per gli eritrei e gli etiopi, poi, entrare in Libia è diventato proibitivo, anche in termini di economici. Così i trafficanti hanno aperto una nuova rotta verso l’Egitto. Da lì ci si imbarca per la Grecia o a volte fino all’Italia, al prezzo di circa 2 mila euro.
Per chi può pagare tutto subito, l’aereo è il mezzo migliore. Il costo varia dai 5 mila dollari circa per chi viaggia verso l’Italia via Turchia con passaporto e visto falso, fino ai 10 mila dollari per un viaggio dalla Nigeria, via Gran Bretagna, con visto falso.
Nel frattempo, il 2017 segna non poche novità nei flussi migratori verso l’Europa. Gli arrivi in Italia nel mese di luglio 2017 sono stati la metà rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Un dato figlio dei recenti accordi tra Libia e Italia e del coinvolgimento della Guardia costiera libica nel pattugliamento delle acque territoriali del paese nord africano. Se la rotta centrale del Mediterraneo registra una flessione, sale l’attenzione su quella occidentale. Dal primo gennaio a oggi sono arrivati in Spagna quasi nove mila migranti. Un’enormità rispetto ai 7500 giunti nella penisola iberica in tutto il 2016.
Questo articolo è stato pubblicato su Il Corriere della Sera il 18 settembre 2017.
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