Europol: ‘Difficile combattere l’hawala, spostano milioni senza toccare il contante’
Articoli 09/01/2018 Lorenzo Bodrero 0
di Lorenzo Bagnoli e Lorenzo Bodrero
Terroristi, riciclatori, trafficanti. Ma anche immigrati che non hanno altro modo per mandare i soldi a casa. Tutti usano l’hawala, il sistema di invio di denaro contante in ogni angolo del pianeta che non ha nemmeno più bisogno degli spalloni. Un money transfer parallelo che si basa sulla fiducia. Per le forze dell’ordine, il sistema hawala è sostanzialmente un meccanismo di riciclaggio per aggirare l’origine dei soldi. Nonostante abbia una storia millenaria, anche oggi gli investigatori faticano molto a neutralizzarlo.
“I grandi attacchi non sono più finanziati attraverso il circuito bancario, come successo per l’attacco alle Torri Gemelle, che viene utilizzato solo per i piccoli pagamenti. In questi casi, invece, parliamo solo della classica borsa piena di contanti”. Parole di Pedro Felicio, del Financial Intelligence Group di Europol, il network di polizie europee che offre supporto tecnico, economico e specialistico alle forze dell’ordine nazionali.
“Rappresenta una delle nostre priorità soprattutto perché sfrutta appieno le vulnerabilità del sistema Europa (libera circolazione di persone e un marcato uso di contanti, ndr). C’è ancora molto lavoro da fare”, spiega.
Perché è difficile combattere l’hawala?
“Anzitutto precisiamo che esistono diversi tipi di hawala e a ciascuna ci si riferisce con un termine o un altro in base alla comunità di migranti e alla regione geografica di riferimento. Più forte è una determinata comunità di migranti stranieri in una determinata regione, maggiore è l’utilizzo dell’hawala. Insomma, si conoscono e parlano la stessa lingua. Proprio l’appartenenza alla medesima comunità consente quel rapporto di fiducia tra hawaladar e clienti che è fondamentale perché il sistema funzioni.
Sappiamo che sono necessari almeno quattro attori: due hawaladar, un mittente e un destinatario.
Questa è la tipologia più rara nella realtà, quella che noi chiamiamo “bilaterale”. La più diffusa è invece la modalità “multilaterale” in cui ci sono più hawaladar (banchieri dell’hawala, persone con a disposizione molto contante, ndr) in più Paesi e le trasmissioni di denaro sono molteplici, con diversi mittenti e altrettanti destinatari. Gli hawaladar coinvolti salderanno poi debiti e crediti al termine di un determinato lasso di tempo, tipicamente di tre mesi. Parliamo quindi del trasferimento di beni senza che il denaro venga mosso nel mondo reale o virtuale.
Senza contante non esisterebbe l’hawala: che ruolo ricoprono le banconote in questo particolare sistema?
Sicuramente c’è uno scambio di contante all’inizio (dal mittente all’hawaladar A) e alla fine (dall’hawaladar B al destinatario). Nel mezzo avvengono transazioni via contante ma anche attraverso agenzie di money transfer oppure si tratta semplicemente di “pagherò”. Nella maggior parte dei casi, infatti, abbiamo l’hawaladar A che chiede all’hawaladar B di consegnare del denaro a una determinata persona, in questo modo A sarà in credito con B. Si tratta dunque di operazioni virtuali le quali vengono poi saldate mesi dopo attraverso una transazione in contanti. La difficoltà più grande per noi è rappresentata dal fatto che il denaro non circola necessariamente per ciascuna operazione.
Rimesse da parte di migranti verso le famiglie nel Paese di origine, ma anche transazioni per finanziare gruppi criminali e terroristici. A quanto ammonta il volume di questi flussi di denaro?
È impossibile stabilire una stima. Sappiamo però che un singolo gruppo di hawaladar può essere al servizio di diversi gruppi criminali, è un servizio che offrono. In una recente operazione (di novembre, ndr), un hawaladar francese aveva raccolto i profitti del traffico di hashish a Parigi e dintorni. Per riciclare i contanti si era rivolto a ricchi evasori fiscali i quali sapeva che avevano bisogno di denaro cash. In cambio, gli evasori hanno poi trasferito l’equivalente delle somme di denaro ricevute – più la commissione per hawala – dai loro conti in una banca a Dubai ai conti correnti appartenenti al gruppo criminale, anch’essi a Dubai. Crediamo che questo particolare network di hawala avesse già riciclato circa 400 milioni di euro. Durante l’operazione sono state arrestate 38 persone e confiscati 7,1 milioni di euro in contante.
Dalle cifre che muovono è evidente l’importanza del ruolo che ricoprono nel sottobosco criminale. Chi sono però le persone al comando dei gruppi di hawala e che tipo di gerarchia vige al loro interno?
Al comando ci sono quelli che noi chiamiamo “money brokers”. Sono quelli che vanno a trattare con i gruppi criminali per i quali si mettono al servizio, organizzano la raccolta del denaro, stabiliscono la percentuale da intascare e sono i soli responsabili perché la consegna vada a buon fine. I money broker sono solitamente appartenenti ad una determinata comunità, vivono in Europa da molto tempo, seguono uno stile di vita molto discreto e prudente e generalmente spostano i loro profitti all’estero. In sostanza, offrono uno strumento per riciclare denaro e non hanno alcun interesse nel sapere da dove arriva il denaro, a chi è destinato realmente e dell’utilizzo che ne verrà fatto. Se il denaro viene perso o sequestrato, saranno loro a dover provvedere al rimborso. Fiducia e affidabilità sono le cose più importanti per loro. Se la perdono sono fuori dal giro. Ci sono poi quelli che supervisionano una o più linee di finanziamento, i quali hanno a disposizione un tot di “muli”, coloro che trasportano il denaro. Questi ultimi sono in costante movimento, non fanno altro che attraversare frontiere, perlopiù in auto nascondendo il contante in compartimenti sempre più sofisticati.
Questo articolo è stato pubblicato su Business Insider il 2 gennaio 2018.
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