Una donna da paura
Articoli 26/05/2018 Lorenzo Bodrero 0
La telefonata le arrivò in piena notte. La informava del sisma che pochi minuti prima aveva colpito L’Aquila e che si era portato via più di trecento anime. Il tempo di raccogliere i pensieri, chiamare le colleghe e infilare due vestiti nel trolley e all’alba era già su uno dei veicoli della Protezione civile provinciale verso il capoluogo abruzzese. Lei è Donatella Galliano, psicoterapeuta nata a Fossano e presidente dell’associazione Psicologi per i Popoli, un’associazione di psicologi volontari per l’assistenza a vittime di gravi incidenti, naturali e non.
All’interno del suo studio nella sede dell’Asl di Cuneo indossa l’immancabile camice bianco, la sua seconda pelle. È in procinto di congedare tre giovani tirocinanti e i loro occhi nel salutarla trapelano ammirazione. Nella sua eleganza, tanto nelle parole quanto nell’aspetto, Donatella le saluta con toni da sorella e le raccomanda col piglio da mamma. Poi prende posto alla sua scrivania.
Nel ricordare gli eventi di nove anni prima il sorriso lascia il posto a un espressione seria. “Siamo arrivate all’Aquila che eravamo quattro psicologhe e nel campo a noi assegnato dovevamo assistere circa 1500 persone. Ben presto siamo diventate venti e abbiamo formato gruppi più piccoli facendo turni di una settimana ciascuno”. Per sei mesi hanno condiviso le poche gioie e i tanti dolori degli sfollati, condividendo le stesse tende e patendo lo stesso freddo dei mesi più rigidi.
“Tra le responsabilità che abbiamo c’è quella dell’accompagnamento dei familiari al riconoscimento delle salme”, spiega. “Cerchiamo di individuare i parenti che crediamo meglio di altri possano sopportare un simile fardello e li seguiamo prima, durante e dopo”. Un occhio di riguardo è anche rivolto ai soccorritori e al loro benessere psicofisico. Lo stress è al massimo, si lavora giorno e notte e i nervi possono saltare a tutti. “Ricordo i cadetti della Guardia di Finanza, una dozzina, per giorni hanno dovuto ricevere e spostare le trecento salme all’interno dell’obitorio. Erano sfiniti e alcuni accusavano lo shock ma con dignità e coraggio evitavano di lamentare lo stress con i loro superiori e appena possibile cercavano di confidarsi con noi”.
La prima sfida arriva a 14 anni quando, per frequentare il liceo psicopedagogico, si trasferisce a Cuneo, lontana dai suoi. Cinque anni più tardi decide di iscriversi a psicologia a Padova, contrariamente alla volontà dei genitori secondo i quali “studiare medicina e poi psichiatria non si addiceva a una donna. Per mantenermi facevo la babysitter e le supplenze ai licei”. E quando è china sui libri, ha un solo pensiero: portare l’emotività del paziente al centro della terapia. Sono gli anni Ottanta e il gota della medicina predilige l’approccio farmacologico a quello emotivo. Psichiatria contro psicologia. Farmaci contro psicoterapia. Poi il tirocinio all’ospedale Niguarda di Milano, la tesi sulla schizofrenia.
Ma la strada verso il pieno riconoscimento della professione è ancora lunga. “In quegli anni non esisteva ancora l’ordine degli psicologi, non potevamo firmare le diagnosi né ci veniva riconosciuta la terapia”. E così l’ingresso nel sindacato “per difendere la professione e darle dignità”. Da Milano rientra in Piemonte dove inizia a lavorare nell’Asl.
L’incontro che lancia i suoi interessi verso lemergenza è con Luigi Ranzato, presidente nazionale dell’ordine negli anni Novanta e pioniere della psicologia dell’emergenza in Italia. È lui a fondare nel 1999 Psicologi per i Popoli. “Rappresentava la sintesi perfetta di come intendevo la nostra professione, ovvero mettere la persona e la comunità al centro dell’attenzione e assisterla lì, nell’immediatezza del bisogno, per prevenire il trauma e all’interno del grave contesto in cui era stata catapultata in pochi attimi”.
Fino al battesimo sul campo durante il terremoto dell’Aquila. Oggi l’associazione è operativa in quasi tutta Italia e lei ne è diventata la presidente nazionale. Dal 2006 fanno parte della colonna mobile della Protezione Civile nazionale. Terremoti, ma non solo. Psicologi per i Popoli erano insieme ai primissimi soccorritori nella tragediadi Rigopiano, sono sul fronte meridionale ad assistere i migranti del mare, intervengono nei gravi incidenti stradali e in quelli sul lavoro. E da qualche anno Donatella insegue un’altra sfida: rendere sistemica la presenza di psicologi dell’emergenza nei soccorsi ai superstiti di un eventuale attacco terroristico. Qui il banco di prova arriva il giorno dopo l’attentato di Nizza. Due psicologi dell’associazione soccorrono a Firenze 46 giovanissimi studenti australiani, scampati alla folle corsa di quell’autocarro e in fuga dal litorale francese. “Giunsero nel capoluogo toscano in totale stato di shock, traumatizzati e completamente dissociati, qualcuno con ancora i vestiti sporchi di sangue altrui”, ricorda. “Siamo specializzati nell’assistenza alle vittime di terrorismo e con le istituzioni italiane portiamo avanti percorsi per affinare le modalità e i tempi di risposta degli eventuali soccorsi”.
Questo articolo è stato pubblicato su D-Repubblica il 19 maggio 2018.
No comments so far.
Be first to leave comment below.