Odio i condizionali Odio i condizionali
Un gesto pacato dell’avambraccio, a interrompere cortesemente la conversazione. Battito cardiaco da criceto in amore. “Ti dispiace solo un secondo? Hanno dato un rigore... Odio i condizionali

Sveglia presto stamane. Doccia rapida ma profonda. Colazione celere ma sostanziosa, e poi via in macchina, direzione Schipol, aeroporto di Amsterdam. Due ore e qualcosa di macchina accompagnate da quel vento di traverso che permette poche distrazioni. Mezz’ora per trovare parcheggio.

Stasera c’è Toro – Catania.

Entro in aeroporto, mi dirigo verso il Gate dove dovrebbe spuntare una ragazza a cui tengo moltissimo, di ritorno da sei mesi di stage a Saint Martin, isola caraibica olandese. Sono felice che lei torni. Mi ha introdotto lei in Olanda, grazie a lei ho imparato ad amare questo paese. Altre ragioni e misteri dell’animo umano ci tengono legati in modo speciale. Insieme a me ci sono le sue migliori amiche e naturalmente la sua famiglia, sono molto affezionato anche a loro.

Il Toro attravera un buon periodo, il Catania ha il migliore attacco della cadetteria.

Arriva finalmente. Baci e abbracci, sinceri. Ci dirigiamo verso casa dei suoi. Io, volentieri, carico tre delle sue amiche in macchina. Lei non sta fisicamente troppo bene, è stata appena operata d’urgenza di appendicite a Saint Martin, tuttavia il colorito scuro della pelle e il suo sorriso mascherano alla perfezione una accentuata scompensazione fisica dovuta al viaggio, all’operazione e all’eccittazione di tornare e rivedere le persone a lei più care.

I siciliani sono secondi in classifica nove punti davanti a noi, quinti e in zona playoff.

Arriva il resto della famiglia. Si mangia tutti insieme, si chiacchiera, si gioca a carte e, non troppo sorprendentemente, mi dimostro ben più che all’altezza, anzi, vinco io. La sensazione che provo, come altre volte in quella casa, è di uno straniero che ha imparato ad amare e farsi amare da persone sì differenti, ma forse non poi troppo. Sensazione piacevole, e calda, assolutamente.
Si è fatta l’ora di tornare su al nord per me, a casa. Orario perfetto, con due ore di macchina arriverò in tempo per docciarmi con calma, mangiare, con calma e collegarmi in rete e ascoltare la partita via Internet. Con pochissima calma.
Perfetto. Entro in casa alle 19:30.

La partita vale più di una tra le due squadre più in forma del momento. Vincere per i siciliani significa approcciare l’Atalanta in testa, per i Granata varrebbe non solo uno slancio ulteriore in zona playoff ma soprattutto un’impareggiabile convinzione dei propri mezzi, indispensabile per salire in Serie A.

E’ ora. Giusto in tempo per il prepartita. Accendo il fedele computer. Clicco sull’icona del Browser. Quella solita attesa di una manciata di secondi. Uhm… ora però i secondi sono troppi… IMPOSSIBILE VISUALIZZARE LA PAGINA. Come prego?? Riproviamo. IMPOSSIBILE…PAGINA. State scherzando vero!? Non stasera! Non puoi farmelo adesso! Apriti! Scollego e ricollego cavi. 20:30. Niente. Chiamo il centro assistenza. Dannati! Non lavorano 24 ore su 24?! 20:35. Niente. Chiamo il padrone di casa. Chiedo se non abbiano cancellato l’abbonamento in quanto la casa sarà messa in vendita molto presto. Ottengo una risposta con un tempo verbale che il più delle volte odio, il condizionale: “Potrebbe essere”. Come potrebbe essere?! Ho maledettamente bisogno di saperlo! 20:40.

Il Presidente Cairo ha sensibilizzato i tifosi in settimana. “Accorrete in quarantamila” dice, “Il Toro ha bisogno di voi”.

Niente, non c’è verso, condizionali uno dietro l’altro. Al diavolo! Dovessi rompere i maroni ai vicini io ‘sta partita (come in verità tutte le altre) la devo sentire. D’accordo. Mi infilo la giacca in un lampo, non guardo nemmeno cosa sto indossando d’altro. Afferro la mia, lei si, fedele bici. Mi arrampico sui pedali, non avessi avuto il sellino non l’avrei notato. Entro nel mio Internet Cafè preferito, strausato in momenti di emergenza. Ma che diamine?!?! Il sistema audio dei computer non risponde. EvabbenechesonodelToromastasfigaèdaprimato!! Mi dirigo al bancone verso il tizio che ci lavora. Mostro occhi da micino e spiego la situazione. Ma vieni! Mi fa usare il suo di pc, il server, il capoccione tra i computer. Quasi mi viene da baciarlo sto monolite olandese. Quasi…

Sono circa quarantamila i Granata allo stadio, più di quanti ce n’erano all’esordio contro l’Albinoleffe.

Giochiamo bene ma loro, duri, non sono da meno. Subiamo il gol al 25’ del primo tempo. Io, con cuffie in testa, non ho un dannato oggetto da gettare contro il muro. O meglio, ne ho più di uno ma all’ultimo istante l’educazione inculcatami da babbo e consorte in anni di duro lavoro stoppa l’impulso a metà strada tra cervello e muscoli dell’avambraccio. Fuck! Perdiamo ma giochiamo bene. Perdiamo ma la Maratona, il dodicesimo giocatore in campo, è costante in sottofondo. Perdiamo ma da non-granata io percepisco un leggero ottimismo. Viene da me o da il tizio di fronte a me che gioca in rete? Mah?

Pareggio di Abrruscato!! Ero io dunque! Adessosialdiavolol’educazioneduebeipugnibenassestatisulbanconeeunvelocecennodiscusealtizioquasibaciato!! Siiii! Goooool!! E che gol! E finalmente lui, la punta strapagata ma ancora quasi a secco di gol, lo meritava da almeno tre giornate! ‘Mazza qua si suda.

Il primo tempo finisce in parità. Bella partita, a sentire. Le due squadre giocano a viso aperto, entrambe meritano di vincere. Occasioni, buone, da entrambi i lati.

Comincia il secondo tempo. Il tizio quasi baciato mi si avvicina. “Chiudo fra cinque minuti”. Ma che cavolo?!?! Manca ancora mezz’ora alla fine della partita!! Grazie al cielo non ho ancora imparato a essere blasfemo in lingua olandese! Tuttavia… idea! (ebbene si, ne ho anch’io). Cinque minuti più tardi sono a casa di un’amica. Con non-chalance e innocenza divina le chiedo cortesemente se posso collegarmi in rete e aprire un sito. Che cara. “No problem” dice. Lei sì, la bacio.
Ricordate i due tizi menzionati sopra, babbo e consorte? Bene. Ricordate anche ciò che con tanti sforzi mi hanno insegnato? Ecco. Con flemma britannica accendo la radio via Internet. La partita è ancora lì. Ancora calda a sentire la voce del cronista. Ancora sull’ 1 a 1. Nel frattempo intrattengo la mia amica in una conversazione piacevole guidata da una cortesia piemontese, di stampo bodreira.

I rosso-blu giocano bene ma è il Toro che vuole vincere e fa la partita. La Maratona continua a cantare, migliaia di chilometri di cavi accompagnano la Sua voce alle mie orecchie.

Ad un tratto… Rigore!! Per chi?!?!?!?!?!? Dai parla dannato cronista!! Ne mancano quattro di minuti dal termine e se il Fato non vuole saperne di cambiare, il penalty può essere solo per una squadra… “…e dunque Rodomonti indica il dischetto per un fallo subito da Abbruscato!” dice, a chiare lettere giuro l’ho sentito con le mie orecchie, il cronista! Mi volto verso la mia amica. Un gesto pacato dell’avambraccio, a interrompere cortesemente la conversazione. Battito cardiaco da criceto in amore. “Ti dispiace solo un secondo? Hanno dato un rigore alla mia squadra..” Secondi. Minuti. Ore di attesa! L’arbitro non ne vuole sapere di fischiare. E fallo tirare perlamiseria!!

Dopo un caldo bicchiere di vino rosso saluto e ringrazio la mia amica. Probabilmente tra l’altro mi trasferirò nella sua casa. Sto cercando una nuova stanza e al piano di sopra ce n’è una libera niente male. Inoltre è una buona amica. Vedremo. Pedalo nel buio verso casa, la mia ancora per poco ahimè. Entro in casa e mi viene voglia di scrivere, di farmi vivo. Allora accendo il mio ultimamente meno fedele amico computer, apro un foglio e mi metto a raccontare. Di cosa, mi chiedete? Di una giornata in Olanda. Una giornata in cui io ho ritrovato un’amica, una giornata in cui il Toro ha vinto 2 a 1 davanti a quasi quarantamila spettatori, una giornata dal clima piacevolmente primaverile, una giornata in cui mi siete mancati ma vi sono mancato un poco anch’io.

Perdonate la mia assenza, e fatevi sentire. Un sorriso e un abbraccio a ciascuno di voi.

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