Affari e giustizia: la Svizzera è l’Eldorado delle federazioni sportive Affari e giustizia: la Svizzera è l’Eldorado delle federazioni sportive
Nel Paese hanno sede 70 organizzazioni internazionali. Tra cui Fifa, Uefa e Cio. I motivi? Esenzioni dalle tasse, agevolazioni e leggi che non punivano... Affari e giustizia: la Svizzera è l’Eldorado delle federazioni sportive

di Lorenzo Bodrero e Federico Franchini

I cerchi olimpici a Losanna si scorgono ovunque, dai mezzi pubblici alla stazione e persino sulle divise dei poliziotti. Non può essere altrimenti nella città che da oltre un secolo ospita la sede del Comitato olimpico internazionale (Cio) e che da allora è riconosciuta come la capitale mondiale dello sport. Secondo il ministero dell’Economia elvetico ogni due anni il Prodotto interno lordo compie un balzo in avanti tra lo 0,1 e lo 0,2% grazie agli introiti generati dalle Olimpiadi e dal Mondiale.

IMPATTO DA 910 MILIONI L’ANNO. Trasferirla da Parigi a Losanna durante il primo conflitto mondiale fu, per Pierre de Coubertin, una scelta obbligata allora e difficilmente rinunciabile oggi. A distanza di 100 anni, infatti, il Cio ha attratto dozzine di altre federazioni sportive internazionali in Svizzera le quali, secondo gli ultimi dati disponibili, generano un impatto economico (la somma tra indotto diretto/indiretto e le spese sostenute da residenti e società) da 910 milioni di euro all’anno. Lo 0,11% del Pil nazionale.

Centralità geografica, stabilità politica, neutralità diplomatica, servizi impeccabili, sicurezza, qualità della vita. Sono tanti i motivi che hanno spinto oltre 70 organizzazioni sportive internazionali a mettere radici in Svizzera. Due però contano più di tutti gli altri: le agevolazioni fiscali e un sistema giuridico che permette ampie libertà di manovra.

TRATTAMENTI DI FAVORE ALLE CHARITY. A usufruirne sono quelle che in Italia chiamiamo associazioni. La Confederazione elvetica infatti ha storicamente un occhio di riguardo nei confronti delle charity, quella forma giuridica che a discapito di fatturati enormi e di bonus milionari versati ai propri dirigenti (come quelli della Fifa o dello stesso Cio) caratterizza tutte le entità sportive registrate qui. Basta poco. Perseguire obiettivi di utilità pubblica ed essere governati da un’assemblea generale sono due dei prerequisiti per poter sfruttare lo status di associazione.

L’indotto del cantone del Vaud vale 470 milioni di euro, più della metà del totale nazionale, di cui la maggioranza è generato da Uefa e Cio

NIENTE TASSE DIRETTE E SCONTO SULL’IVA. In materia fiscale i Cantoni svizzeri hanno ampia autonomia dal governo centrale. Tutti prevedono l’esenzione dalle imposte dirette e sul patrimonio, a cui vanno aggiunte – in determinati casi – agevolazioni anche sull’Iva. Nonostante ciò, il gettito fiscale rimane imponente. Per esempio, quello generato dalle imposte sul reddito degli impiegati nelle organizzazioni sportive del solo Cantone del Vaud ammontava a 34 milioni di euro nel 2013.

Quello del Vaud è un cantone irrinunciabile, una calamita per lo sport mondiale. Qui hanno trasferito la loro sede 57 federazioni delle 70 presenti su suolo elvetico e 50 si trovano nella regione di Losanna. L’indotto del Vaud vale circa 470 milioni di euro, più della metà del totale nazionale, di cui la stragrande maggioranza è generato dalla Uefa e dal Cio.

FATTURATO SU MARKETING E DIRITTI TIVÙ. La Fifa ha invece scelto Zurigo, dove paga delle imposte a un tasso molto favorevole. Le tre associazioni insieme (che è bene ricordare non sono a fini di lucro) producono un fatturato annuo di circa 3,6 miliardi di euro, la stragrande maggioranza dei quali derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e di marketing e dagli introiti generati tramite eventi sportivi (Olimpiadi estive e invernali, Champions league, Mondiale, eccetera).

I vantaggi in ambito legale non sono da meno. Le associazioni non sono soggette al controllo di organismi esterni poiché è un dovere che spetta ai membri stessi del direttivo, che siano i componenti del Comitato esecutivo della Fifa o di un club di scacchi. Inoltre fino a pochi anni fa le mazzette non solo erano tollerate in Svizzera, ma addirittura deducibili dalle imposte sull’impresa.

CORRUZIONE “TOLLERATA” NEL SETTORE PRIVATO. Il reato di corruzione poteva essere impugnato soltanto contro funzionari pubblici e non privati, mentre un’indagine per corruzione nel settore privato poteva partire esclusivamente dietro denuncia di una delle parti. Soltanto dal 2016 è possibile avviarla d’ufficio nei confronti di un membro di un’organizzazione sportiva.

La stagione del cambiamento è cominciata nel 2001 a seguito del fallimento della società di marketing sportivo International Sport and Leisure. La Isl deteneva i diritti di diffusione televisiva del Mondiale ed era uno dei principali partner commerciali della Fifa. L’inchiesta ha messo in luce una realtà inquietante: la Isl aveva elargito tangenti per diversi milioni di euro ai responsabili della Fifa per ottenere i diritti di diffusione della Coppa del mondo.

NELLO “SCANDALO MAZZETTE” DIVERSI PEZZI GROSSI. Tra i beneficiari figuravano i brasiliani Joao Havelange (1,24 milioni di franchi), presidente della Fifa tra il 1978 e il 1998 e membro del Cio, e Riccardo Texeira (12 milioni di franchi), presidente della federazione brasiliana e vice presidente del comitato esecutivo della stessa Fifa. Jean-Loup Chappollet, professore all’Università di Losanna ed esperto di management sportivo, spiega: «In questo caso la giustizia svizzera ha palesato tutti i limiti del proprio diritto penale. Malgrado i pagamenti delle tangenti fossero stati provati, il magistrato non ha potuto accusare Havelange e Texeira di corruzione poiché questo reato nel settore privato non esisteva in Svizzera».

Da qualche anno però la musica è cambiata e a seguito di pressioni da parte della comunità internazionale anche la Svizzera ha stretto la cinghia in materia di corruzione. Dal 2016, con l’adozione della cosiddetta “Legge Fifa”, il ministero della Giustizia può aprire un’inchiesta d’ufficio per sospetta corruzione anche nei confronti di federazioni internazionali.

NUOVE NORME DOPO IL FIFAGATE DEL 2015. Le nuove disposizioni sono state discusse in parlamento pochi giorni dopo lo scoppio del “Fifagate” nel maggio 2015: se le norme fossero già state in vigore avrebbero portato la Svizzera (oltre agli Stati Uniti) a indagare la Fifa per corruzione, e non solo per amministrazione infedele e riciclaggio come invece è avvenuto.

Anche dal punto di vista dello statuto di queste organizzazioni ci si deve attendere un prossimo cambiamento. Una pista da esplorare secondo il professor Chappollet è quella di far adottare alle federazioni sportive la forma di cooperativa: «È uno statuto che da un lato consente di essere delle organizzazioni commerciali e dall’altro di basarsi sui propri membri, dei cooperatori, che votano sulle grandi decisioni. In questo caso i cooperatori sarebbero gli atleti che per ora non hanno nessuna voce in capitolo sulle decisioni delle rispettive federazioni delle quali non sono membri».

OCCHIO PERÒ ALLA «RE-BLATTERIZZAZIONE». Ma per un cambiamento di questo tipo ci vorrà ancora del tempo. Tant’è che c’è chi, come l’esperto di diritto penale svizzero Mark Pieth, già presidente (poi dimessosi) del Comitato anti-corruzione della Fifa, ha parlato di recente di una «re-blatterizzazione» della stessa federazione calcistica. La stagione del cambiamento si è già conclusa?

Questo articolo è stato pubblicato su Lettera43 il 31 marzo 2018.

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